Anatomia della mammellaLe mammelle, pari e simmetriche, costituiscono, nell’insieme, un organo ghiandolare (esocrina sudoripara modificata) che completa il proprio sviluppo, solo al termine della gravidanza e durante il periodo dell’allattamento. E’ costituita da un insieme di ghiandole e da tessuto adiposo, che occupano uno spazio compreso tra il piano muscolare (quello del muscolo grande pettorale) e la cute, detto loggia mammaria. Quest’ultima si estende sul piano toracico in uno spazio compreso tra la terza e la settima costa.

La ghiandola mammaria è costituita dagli acini e dai tubuli, riuniti in gruppi, i lobuli, a loro volta raggruppati a formare i lobi. In ogni mammella vi sono da 15 a 20 lobi da cui si dipartono piccoli tubi chiamati dotti galattofori (o lattiferi), i quali, confluendo, costituiscono il dotto galattoforo comune, che giungono ai pori galattofori, anch’essi in numero di 10 - 15, posti sul capezzolo, quest’ultimo costituito e rinforzato da muscolatura propria, liscia, con fibre circolari e radiali, responsabile dell’erezione.

Il tessuto adiposo riscontrabile in quantità variabile a seconda della predisposizione fisica individuale, insieme alla cute ed al tessuto fibroso, svolge anche la funzione di isolante, contenimento e protezione. E’ distribuito in sede pre- intra- e retro-ghiandolare, separato da sepimenti fibrosi, in continuità tra loro contenenti la ghiandola mammaria. Dalla fascia superficiale, posta davanti al muscolo grande pettorale e dalla sua porzione sottocutanea, prendono origine i sepimenti fibrosi che costituiscono lo scheletro fibroso della mammella: questa struttura complessivamente prende il nome di ligamento di Cooper o sospensore della mammella. Questo supporto fibroso ha rapporti intimi con i lobuli che costituiscono la ghiandola.

L’areola, contorna il capezzolo, è di dimensioni e colore variabile, costituita da cute pigmentata, disseminata da piccole sporgenze sparse in modo irregolare, ghiandole lattifere accessorie - tubercoli di Montgomery -, che aumentano di volume durante la gravidanza e l'allattamento e da ulteriori ghiandole areolari - tuberosità del Morgagni -, ovvero ghiandole sebacee modificate che servono alla lubrificazione della cute dell’areola e del capezzolo durante la suzione; quest’area e quella del capezzolo sono riccamente innervate da fibre responsabili del riflesso dell’erezione del capezzolo (telotismo).

Il capezzolo, formato da tessuto erettile, è costituto dall'estremità dei dotti galattofori e da tessuto connettivo, dove si trovano fibre muscolari lisce, disposte sia a raggiera sia in modo circolare, che si estendono nell'areola fino a formare il muscolo areolo-mammillare.

Il parenchima, il capezzolo e i dotti lattiferi sono innervati: questo permette di interpretare il riflesso indotto dalla suzione del capezzolo con liberazione da parte dell’ipofisi di prolattina e di ossitocina. Lo stroma lobulare, e probabilmente quello periduttale, sono sotto controllo ormonale.

La mammella, così come tutti gli organi e gli apparati, gode di un sistema di vascolarizzazione arteriosa e venosa, di una innervazione e di una rete di drenaggio linfatico. In particolare, puo’ risultare di comune interesse il sistema di drenaggio linfatico in quanto rappresenta la principale (ma non l’unica) via di diffusione metastatica del tumore della mammella, e riveste pertanto un ruolo fondamentale nella progressione della malattia.

I vasi linfatici, presenti in tutto il corpo e quindi anche nella mammella, sono dei sottili condotti, che trasportano un liquido detto ”linfa” che contiene sia le cellule del sistema immunitario che i prodotti di rifiuto dei tessuti (i cosiddetti cataboliti). La rete linfatica assomiglia ad una “catena di rosario”, in quanto i dotti linfatici incontrano, nel loro decorso, piccole strutture nodulari dette linfonodi (o ghiandole linfatiche), che rappresentano vere e proprie ”stazioni di scambio” (inguinali, ascellari, sovraclaveari etc.) del sistema linfatico. Nel cavo ascellare è situata la stazione linfatica della mammella, ed è in questa sede che compaiono normalmente le prime metastasi linfonodali, in seguito alla comparsa di un tumore.

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